Giovedì 10 giugno – Vivaro Gelindo dei Magredi
Incontro con Adriano Panatta
Ospite del Club il grande campione di tennis
È il più grande campione di tennis che l’Italia abbia mai avuto. Adriano Panatta è stato ospite del Rotary Club Maniago – Spilimbergo, accompagnato dalla consorte Anna Bonamigo. Il Presidente del Club, Sergio Dus, l’ha presentato al Club ricordando la sua straordinaria carriera di tennista e le sue straordinarie doti tecniche. L’hanno cruciale della carriera di Panatta è stato il 1976 che l’ha visto trionfare agli Internazionali d’Italia a Roma e a Roland Garros a Parigi. Un’accoppiata formidabile suggellata quell’anno dalla vittoria in Cile nella Coppa Davis, con Bertolucci e Barazzutti, unica nella storia del tennis italiano, con capitano non giocatore Pietrangeli. Panatta ha dialogato con i soci ed ha parlato del tennis di ieri e di oggi e ha affermato che anche per questo sport “Il mondo è cambiato”. Uomo ironico, pronto alla battuta, Panatta ha sostenuto che il tennis professionale è uno sport molto complicato. Da sport d’elite, proprio negli anni settanta, è diventato più diffuso, popolare, “democratico”, ha chiarito. Interessanti alcuni aneddoti e retroscena del suo racconto. Di particolare interesse la partecipazione alla finale della Coppa Davis del 1976 a Santiago del Cile, tre anni dopo il colpo di stato, che portò alla dittatura di Pinochet. La partecipazione dei giocatori italiani fu contestata da personalità della politica e della cultura e né il Governo Andreotti né il Coni decisero a tal riguardo. Fu solo la Federazione del Tennis, su insistenza dei giocatori a decidere di partecipare. “Giocammo nell’Estadio Nacional de Cile – ha ricordato Panatta – accanto allo stadio di calcio dov’erano tenuti i prigionieri del regime e indossammo delle magliette rosse in omaggio alle madri di Piazza Primo de Majo, perché era Il loro emblema: un fazzoletto rosso annodato sulla testa, di protesta per i tanti desaparecidos”. Al termine della serata è stato il Presidente del Club Sergio Dus a ringraziare il grande campione e a ricordare i principi della missione umanitaria del Rotary e la sua vocazione a costruire un modo di pace e benessere.