Giovedì 25 maggio – Vivaro Gelindo dei Magredi
Riflessioni sulla condizione carceraria nella popolazione giovanile
Relatore dott. Alberto Quagliotto
Direttore del carcere di Treviso e Gorizia, del Rotary Club Pordenone
Qual è la condizione dei giovani nelle carceri? Una riflessione sul tema è stata fatta da Alberto Quagliotto, rotariano del Club di Pordenone e direttore delle carceri di Treviso e Gorizia, con un trascorso da direttore anche di quelle di Pordenone. Quagliotto è stato presentato dal Presidente del Club Andrea Fiore che ne ha tracciato il curriculum, nella serata del Rotary Club dedicata a questo tema. Il relatore ha innanzitutto inquadrato la categoria di riferimento e si tratta dei così detti giovani adulti, una popolazione carceraria fra i 18 e 25 anni ed ha aperto la serata con due brevi filmati riguardanti la visita di Papa Giovanni XXIII al carcere di Regina Coeli a Roma nel 1958 ed uno più recente del 2020, nell’Istituto penitenziario di Modena, dove proprio i giovani carcerati sono stati protagonisti di una rivolta danneggiando i beni del carcere. La violenza sulle cose, ha precisato Quagliotto, è un tratto comune della popolazione carceraria giovanile e talvolta per futili motivi e ciò è avvenuto anche nelle sezioni dedicate alla carcerazione dei minori. Si registra una scarsa consapevolezza di questi soggetti verso il valore delle cose che servono alla loro vita dentro le mura carcerarie. Quagliotto ha fatto anche una riflessione sull’evoluzione della popolazione carceraria in questi ultimi decenni, sia riferita alla composizione etnica a seguito del crescere dei fenomeni migratori verso l’Italia, sia nei comportamenti individuali e di gruppo. Gli stranieri hanno la tendenza a raggrupparsi in clan etnici. I reati più diffusi che hanno portato questi giovani adulti alla detenzione sono legati a tipologie diverse: dall’omicidio alla resistenza a Pubblico Ufficiale, dalle lesioni, anche in famiglia, alle rapine. Quagliotto, riflettendo su queste devianze che portano i giovani a commettere reati penali, ha parlato delle crisi delle principali agenzie formative per i giovani, dalla famiglia alla scuola, che nei decenni sono entrate in crisi, così come la stessa chiesa e la mancanza del servizio militare, che pure avevano una rilevanza nella loro formazione. Ha voluto anche precisare che il carcere non è un istituto rieducativo, ma un luogo di detenzione per chi ha commesso dei reati, deve scontare la giusta pena e costituisce un pericolo per la società. È in questo contesto che si colloca la funzione del carcere che tende alla rieducazione. Quagliotto ha poi raccontato alcuni episodi che avvengono dentro al carcere ed anche le sanzioni che sono comminate a chi viola le regole della detenzione che hanno una gradualità progressiva. Infine ha ricordato che per i giovani che escono dall’esperienza carceraria la famiglia costituisce il principale strumento di risocializzazione. La relazione di Quagliotto è stata molto apprezzata e diversi soci hanno fatto delle domande di chiarimento. Al termine Andrea Fiore ha ringraziato l’ospite per l’interessante serata che è stata collocata nell’ambito delle riflessioni che ha voluto realizzare nel corso dell’annata sulla condizione giovanile e le relative problematiche.