Sabato 18 febbraio 2017 – Maniago Teatro G. Verdi
Rotary day 2017 – Interclub provinciale
ALLE ORIGINI DELLA VIOLENZA DI GENERE
Con gli interventi di:
Prof.ssa Tulliola Fede, docente universitaria di Padova
Prof.ssa Maria De Stefano, Presidente di Voce Donna Pordenone
Le origini della violenza di genere e i modi per combatterla, sono stati i temi affrontati in un convegno, organizzato dai cinque Club Rotary della provincia di Pordenone, svoltosi al Teatro Verdi di Maniago, che ha visto confrontarsi due esperte, la Prof.ssa Tulliola Fede, docente universitaria di Padova e ginecologa, e la Prof.ssa Maria De Stefano, Presidente di Voce Donna Pordenone, il centro antiviolenza che svolge un diffuso servizio di assistenza alle donne nel territorio. Sono duecento i casi di violenza ogni anno nella sola provincia di Pordenone. Sono venti le donne ospitate in luoghi segreti. La conferenza ha visto la presenza di un folto pubblico ed è stata introdotta dal Presidente del Rotary Club Maniago – Spilimbergo, Pietro Rosa Gastaldo, cui sono seguiti gli interventi dei Sindaci di Spilimbergo, Renzo Francesconi e di Maniago Andrea Carli e della Presidente della Commissione regionale Pari Opportunità, la Prof.ssa Annamaria Poggioli. Il Sindaco di Spilimbergo Francesconi, ha toccato un caso di violenza successo recentemente proprio nella Città del Mosaico, per sostenere come tale fenomeno sia devastante e rovini le famiglie coinvolte.
Indicativa la testimonianza di Erika, una donna coinvolta in un fenomeno di violenza, che ha raccontato la sua personale esperienza, risoltasi, dopo un ricovero al Pronto Soccorso di Pordenone, per le violenze subite, grazie all’assistenza prestatagli da Voce Donna. Ha raccontato come la sua situazione di convivenza, di gelosia, di persecuzione e violenza con il partner, si sia trasformata in un’odissea, finita all’ospedale. L’intervento di apertura del convegno è stato della Prof.ssa Tulliola Fede che ha fatto un interessante excursus storico – culturale sulle origini della violenza verso le donne, narrando gli aspetti dalla classicità ai giorni nostri.
La Prof.ssa Maria De Stefano ha ricordato gli anni di soprusi, vissuti dalle donne portandosi da sole il peso di una sofferenza sia fisica sia mentale. Le vittime di violenze familiari, spesso non sanno a chi rivolgersi, e vivono nella paura e non riescono a confidarsi nemmeno all’amica più cara, al parente più vicino. Perché si vergognano dei lividi, delle urla, di se stesse e della loro situazione famigliare. La sensazione di essere in trappola non fa vedere alcuna via d’uscita, ha proseguito De Stefano. Il Centro Antiviolenza Voce Donna è il luogo dove le donne che subiscono violenza sono accolte da altre donne che hanno esperienza del problema e che, proprio per questo, possono capirle. Essere ascoltata e non giudicata rappresenta la condizioni ideale, perché una donna si liberi del peso che si porta dentro e cominci un percorso che la porterà fuori dalla violenza. Voce Donna gestisce rifugi protetti, a indirizzo segreto, dove sono ospitate temporaneamente donne, spesso con figli minori, costrette a fuggire da casa a causa di una grave situazione di pericolo.
Tutti i servizi offerti sono gratuiti per le donne cui sono garantiti la segretezza e l’anonimato. Voce Donna, ha proseguito De Stefano, è anche impegnata sul fronte della prevenzione e della sensibilizzazione perché la violenza di genere, non è un fatto privato né un’emergenza sociale ma un fenomeno strutturale e trasversale della nostra società che riguarda tutti, soprattutto gli uomini. La violenza è una manifestazione delle relazioni di potere storicamente diseguali tra uomini e donne. La sua eliminazione passa attraverso un necessario cambiamento culturale e il riconoscimento di pari diritti e pari dignità a tutti gli individui. Non possiamo più ignorare quello che da anni organismi internazionali quali UNU, OMS, Consiglio d’Europa vanno ripetendo: la “violenza sulle donne è una delle più gravi forma di violazioni dei diritti fondamentali della persona e costituisce un ostacolo al raggiungimento dell’uguaglianza, dello sviluppo e della pace”. Si combatte con politiche concrete,con una rete di servizi capaci di sostenere e proteggere le vittime ma anche (e soprattutto) con una nuova cultura del rispetto e della parità nelle relazioni a cui uomini e donne insieme dedichino il loro impegno. Entrambe le relatrici hanno evidenziato che occorre combattere la diffusa indifferenza che c’è sui casi di violenza di genere e la necessità di agire sul piano educativo, partendo dalle giovani generazioni.